The Gift

“The gift” una serie d’amore sulla spiritualità ancestrale anatolica

“The Gift” è una serie d’amore in grado di immergere lo spettatore nell’antica spiritualità dell’Anatolia Sud-Orientale

The Gift

Una giovane donna, che fa la pittrice a Istanbul, intraprende un viaggio alla scoperta dei segreti universali di un sito archeologico in Anatolia, mentre fa luce sul suo passato.

Alla scoperta dei misteri ancestrali dell’Anatolia

La serie racconta la storia di Atiye, una giovane pittrice di Istanbul che fin da piccola sembra essere legata a Göbekli Tepe, uno dei primi luoghi mai abitati nella storia dell’umanità, e ai suoi ancestrali misteri. Con il tempo Atiye scoprirà, grazie anche a visioni e prove, che il collegamento non solo esiste, ma è radicato da millenni alla storia della sua famiglia e a Erhan, archeologo con il quale inizierà una storia d’amore che segnerà il destino dell’universo.

Il trailer originale (in inglese)

Come in molte serie turche ci sono moltissimi colpi di scena e, per rispetto ai lettori, prima di iniziare a far qualche spoiler preferisco darvi un mio personale giudizio e qualche informazione tecnica. A mio gusto, “The Gift” è un prodotto davvero interessante per via della fortissima presenza alla cultura e storia anatolica (soprattutto per quanto riguarda il Sud-Est del paese) e per il messaggio che trasmette; i difetti sono legati soprattutto a una spesso eccessiva complicazione della trama e per via del fatto che per comprenderla davvero si debba arrivare almeno alla seconda stagione. Tirando le somme ne vien comunque fuori una dizi davvero originale, in grado di farvi esplorare luoghi meravigliosi e un’antica spiritualità presente in Anatolia sin dall’alba dei tempi. Se vi piacciono le storie d’amore e avete amato Kavim e le popolazioni lì raccontate, sono sicuro che questa serie potrebbe piacervi un sacco.

Disponibile su Netflix in Italia, “The Gift” è formata da 3 stagioni da 8 episodi ciascuno con una durata che va dai 30 ai 50 minuti.

Sezione spoiler

“The Gift” è una serie davvero complicata da raccontare in quanto gli spunti che offre sono molteplici e c’è un’enorme differenza di focus fra le varie stagioni. Göbekli Tepe con i suoi misteri è sempre il centro di tutto, ma nella prima stagione a dominare la scena è la continua scoperta di Atiye, mentre nella seconda il tema principale è la consapevolezza. Dopo mille peripezie, infatti, la nostra eroina riuscirà a trovare uno speciale varco che la porterà in un’altra dimensione, “un’altra possibilità”, nella quale lei non è mai nata e per ogni donna il parto è mortale. Sarà qui che comprenderà di essere una sorta di “nuova Eva”, riconoscendo così Erhan come “nuovo Adamo” e la propria prole come “salvatrice dell’universo”.

Il nome originale della serie è “Atiye”, come la protagonista

Personalmente la 2a stagione è quella che ho apprezzato di meno perché, pur essendo una svolta narrativa molto interessante, si ha spesso l’idea che gli autori ne abbiano perso un po’ il controllo, andando spesso a complicare una storia già stracolma di riferimenti ancestrali non sempre immediati. Nella terza stagione, però, la ripresa è evidente. La serie si libera di buona parte dei “problemi dimensionali”, riuscendo a raccontare una storia autenticamente anatolica girata in posti bellissimi e con una trama complessa ma decisamente più lineare.

Naturalmente qualche piccolo problemino a livello tecnico (come effetti speciali non proprio mirabolanti e stacchi improvvisi) o di trama (dei cattivi che in 3 stagioni non appaiono mai direttamente) ci sono sempre, ma il messaggio finale è qualcosa di davvero bellissimo. Quest’ultimo mi ha ricordato moltissimo un passaggio di “Yusuf di Kuyucak” di Sabahattin Ali e si può sintetizzare con: “abbandonati alla vita e al destino e godine ogni giorno”; un qualcosa che si lega profondamente non solo alle ancestrali fedi mesopotamiche, ma anche all’Islam e al sufismo.

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